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Lo Stalking

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Con  “stalking” (dall’inglese – inseguimento, termine usato nella caccia) e che potrebbe essere reso in italiano con “fare la posta” i tribunali di Londra, sul finire del secolo scorso, identificarono un comportamento criminale caratterizzato dall’imporre a qualcuno comunicazioni o contatti indesiderati.

Il diffondersi del fenomeno ha portato all'emanazione di legislazioni specifiche anti-stalking negli USA, in Canada, nel Regno Unito e in Australia ed ha suscitato un incremento degli studi su questo complesso comportamento: le motivazioni, le possibilità di intervento legale e terapeutico sugli aggressori, le conseguenze psicologiche ed il trattamento delle vittime.

Tale crimine ha attirato l’interesse del pubblico soprattutto per casi legati a personaggi dello spettacolo e dello sport oltre che per episodi di cronaca nei quali i delitti erano stati preceduti da atti persecutori.

Il prof. Paul Mullen (del Victorian Institute di  Forensic Mental Health) ed i suoi collaboratori hanno trascorso gli ultimi dieci anni studiando i perpetratori di questo crimine e le loro vittime; il monitoraggio di tale comportamento ne ha evidenziato una crescita esponenziale, mentre è ancora incerta la percentuale di crimini violenti connessi a tale patologia.

Non esistono criteri diagnostici standardizzati per valutare la prevalenza di psicopatologia connessa allo stalking. Attenendosi alle risultanze forensi  si può ritenere che circa il 50% di casi di molestia ossessiva (sarebbe meglio dire “compulsiva”) siano perpetrati da psicopatici, ciò non incrementa tuttavia il rischio di violenza (superiore invece nei soggetti senza psicopatologie, fra i quali prevalgono gli ex-partner).

Gli stalker si possono raggruppare:

1.    secondo la modalità di azione in:

·        “ripetitivi” (seguono tipicamente la vittima per poco tempo – perlomeno dieci volte -  di solito un perfetto estraneo; la abbordano e tentano di intavolare una conversazione, occasionalmente ricorrono al telefono ed agli SMS. Quindi altrettanto rapidamente interrompono il tampinamento.)

·        “perduranti” (persistono per più di due settimane e possono proseguire per sei mesi, un anno, diversi anni; questi ultimi sono i più pericolosi ed il loro comportamento può sfociare nell’aggressione e nell’omicidio.)

2.    secondo la motivazione che li spinge a tale comportamento in:

·        rifiutati (chi non accetta la fine di una relazione e cerca di restaurarla)

·        cercatori di intimità (chi professa sentimenti amorosi in confronto di persone che non ricambiano tale sentimento o persino ignorano l’esistenza dell’aspirante amante; di solito appartengono a questa categoria i persecutori delle dive, sono i più persistenti)

·        segugi incapaci (chi manca delle capacità sociali necessarie per instaurare una relazione intima)

·        vendicatori (motivati da rabbia, odio, desiderio di vendetta – possono essere molto inquietanti ma raramente sono fisicamente violenti)

·        predatori (per fortuna i più rari, il loro fine persecutorio è di natura sessuale e spesso conduce all’aggressione).

Lo stalking, a sua volta, si può raggruppare, secondo le diverse manifestazioni in:

·        comunicazioni intrusive (telefonate, lettere, sms, e-mail)

·        contatti, a loro volta suddivisibili in:

ocomportamenti di controllo diretto (come pedinare, spiare, sorvegliare)

ocomportamenti di confronto diretto (visita sul lavoro, minacce, violenze)

·        comportamenti di confronto indiretto (contattare membri della famiglia, amici, colleghi di lavoro della vittima)

a questi si possono associare comportamenti aggiuntivi come ordinare beni in nome del molestato, inviare doni, far trovare oggetti e animali, vandalizzare proprietà del molestato o uccidere i suoi animali domestici, ecc.

La psicologa forense Rosemary Purcell , collaboratrice di Paul Mullen si è occupata di numerose vittime di stalking  e dichiara che tale fenomeno genera complesse e confuse emozioni. Trattandosi di una prolungata e persistente forma di vittimizzazione induce la persona che la subisce ad interrogarsi sui propri atteggiamenti, a ritenersi in qualche modo responsabile delle azioni del persecutore, soprattutto se si tratta di un ex partner, questo tipo di interpretazioni è, a volte, avallato dai giudizi altrui. Bisogna al contrario rendersi conto che l’ossessione ed il comportamento persecutorio dello stalker non è causato dalla vittima, anche nel caso si tratti di ex-partner, quindi  concedere “un ultimo incontro chiarificatore” o altri atti condiscendenti fanno correre gravi rischi, come fin troppo spesso ci testimonia la cronaca.

La reazione più saggia a qualsiasi forma di stalking è non interagire (non rimandare indietro i “regali” indesiderati, non rispedire al mittente le lettere, ecc).

Esistono delle false accuse di stalking da parte di persone paranoidi ma, purtroppo la maggior parte delle denunce si riferisce ad episodi veri, a volte può capitare (ed è preoccupante che capiti sempre più spesso) che il persecutore faccia una contro denuncia o addirittura prevenga la probabile denuncia della vittima proclamandosi vittima egli stesso, il che intorbida le acque e rende ancora più problematica e claustrofobica la situazione della vittima.

La maggior parte degli episodi di stalking vedono come agente un adulto maschio e come vittima una donna adulta, si stanno diffondendo anche forme giovanili di tale fenomeno e, in maniera minore, si registrano anche degli episodi in cui il persecutore è una donna.

Le cause dell’aumentare vertiginoso di tale fenomeno sono controverse, Paul Mullen ritiene che tra le altre si possano annoverare ( a seconda delle categorie di stalker, vagliate in precedenza):

·        il numero di relazioni che finiscono (il che moltiplica la percentuale di persone che in tale situazione indulgono allo stalking - molti individui dipendenti, raramente quelli molto narcisisti ed arroganti, non accettano di non essere loro a porre fine ad una relazione)

·        la complessità dell’ambiente di lavoro (il che fa sentire molte persone soprafatte, incapaci di superare le difficoltà della vita; titolari di diritti che non sanno rivendicare con conseguente senso di impotenza, frustrazione e umiliazione. Il sentirsi vittime di ingiustizie ed abusi spinge a vendicarsi di chi si ritiene responsabile - il medico colpevole di una cura inadeguata, il capoufficio che non ha concesso una promozione, il direttore di banca che non ha elargito un prestito, ecc.)

·        la parità di diritti tra uomini e donne (ciò ha reso le cose più problematiche per coloro che sono socialmente carenti che, quindi, cercheranno di “procurarsi” un partner in modo improprio).

Il fatto che sempre più spesso sono implicati adolescenti in vicende di questo tipo ci induce a riflettere sulle carenze educative e sui modelli sbagliati della nostra cultura.

I giovani sono sempre più spesso “socialmente inadeguati”, perché non vi è una vera e propria introduzione alla vita di relazione, in più i modelli “persecutori” vengono reclamizzati non solo da riviste che di tale “invasività” si nutrono (es. la maggior parte dei rotocalchi), ma anche e, sempre più spesso, da film e programmi che presentano l’intrusività indesiderata come un modello vincente.

 A cura di Giovina Ruberti       

 

Bibliografia e link

Gavin de Becker “Il dono della paura” Sperling & Kupfer

Modena Group on Stalking  Donne vittime di stalking. Riconoscimento e modelli d'intervento in ambito europeo” Franco Angeli ed.

A cura di F. Marcellino e P. Trovato “Stalking: analisi di diritto comparato, psicologica e psicopatologica”.

http://www.antistalking.com/

 
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