La psicologia giuridica è una disciplina applicativa il cui oggetto di studio e di intervento è la giustizia intesa nel suo duplice aspetto: del diritto e dell’ambito istituzionale.
Difende una propria autonomia e originalità scientifica in quanto si propone come struttura di connessione tra psicologia, scienze umane e diritto, permettendo di identificare la circolarità fra i diversi settori.
Secondo G. De Leo (1995) una sintetica articolazione dei diversi campi d’indagine risulta essere la seguente:
Ø Psicologia legale: ha una funzione di valutazione circa la fondatezza delle tipologie normative di comportamento (ossia di definizione dei reati e conseguenti assunti di imputabilità, pericolosità sociale, capacità di intendere e di volere, ecc..), delle categorie giuridiche che regolano meccanismi di tutela (es. in campo minorile: la capacità genitoriale), delle aspettative di comportamento legate a delle realtà di intervento (misure alternative alla detenzione, individualizzazione della pena e dei programmi di trattamento penitenziario, misura di previdenza verso il soggetto tossicomane) in base ai principi scientifici e alla competenza psicologica.
Ø Psicologia delle attività e delle dinamiche giudiziarie: si fa riferimento ad un vero e proprio contesto istituzionale che costruisce ed è costruito da diversi ruoli giudiziari e processuali, i quali, nella fase esecutiva del diritto, definiscono provvedimenti introducenti ad altri ambiti istituzionali e sociali. I contenuti della ricerca di maggior interesse (Gulotta, 1979; Serra, 1980; de Cataldo Neuberger, 1988, 1989; Quadrio, 1991) in questo ambito sono: la psicologia del reo, l’imputabilità (soprattutto del minore); la psicologia della testimonianza; la psicologia della vittima; la psicologia del giudice e del giudicare; l’analisi psicologica della prova giudiziaria; l’attività giudiziaria come luogo d’interazioni fra ruoli e gruppi e di mediazioni complesse (Quadrio-Pajardi, 1993; Gulotta, 1987); la dimensione organizzativa del sistema giustizia (Di Federico- Lanzara-Mestitz, 1993).
Inoltre, l’aspetto d’intervento “diretto” in questo settore è costituito: dalle perizie d’ufficio, dalle consulenze tecniche di parte, dal lavoro clinico nelle équipe dei servizi della giustizia e territoriali.
Ø Psicologia degli interventi e dei trattamenti conseguenti alle decisioni giudiziarie sia nell’ambito civile che penale, e della formazione per gli operatori della giustizia: poiché i suddetti provvedimenti sono condotti da operatori sociali della giustizia, da operatori dei servizi sociali e sanitari degli enti locali e da operatori del volontariato e del privato sociale, in questo settore ci si propone l’obiettivo di studiare i modelli di interazione, di intervento e di formazione interprofessionali, in modo da sopperire ai problemi dell’utenza e degli stessi operatori delle istituzioni e dei servizi. La formazione è intesa sia come ricerca che come progettazione.
Ø Psicologia delle situazioni a rischio in età evolutiva: fondamentalmente è un lavoro di prevenzione ad ampio spettro che si muove dalle politiche degli enti locali per l’infanzia (prevenzione primaria) all’attività giudiziaria civile e agli interventi sociali ad essa collegati (prevenzione secondaria e terziaria). L’obiettivo concerne l’analisi e la comprensione di quei processi personali, sociali, familiari e relazionali, in grado di produrre e mantenere, fino alla cronicizzazione, difficoltà di sviluppo.
Ø Psicologia del disadattamento sociale, della devianza, del comportamento criminale: considerando il rapporto tra comportamenti individuali e gruppali, i contesti normativi giuridici e sociali che definiscono trasgressivi specifici comportamenti, i processi di controllo sociale che interagiscono direttamente e indirettamente con tali comportamenti (De Leo-Salvini, 1978; De Leo, 1981), si promuove l’elaborazione di teorie e metodi di ricerca per comprendere i comportamenti socialmente problematici.
Dr.sa Severina Tuoto
Fonte: Manuale di Psicologia Giuridica, (a cura di) A. Quadrio e G. De Leo, LED- Milano, 1995.