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Metacognizione e Motivazione

 

Per comprendere appieno cos’è la metacognizione è fondamentale esplicitare alcuni concetti base:

·   Conoscenze metacognitive generale: è l’atteggiamento della persona che riflette sul funzionamento dei propri processi di pensiero;

·   Conoscenze metacognitive specifiche: sono i concetti e le informazioni che la persona possiede inerenti il funzionamento intellettivo;

·   Processi metacognitivi di controllo: sono le operazione attraverso le quali il soggetto verifica i propri processi cognitivi, influenzate sia dalla conoscenza metacognitive generale che specifica.

Ma cosa significa tutto ciò dal punto di vista applicativo?

Un soggetto che “usa” bene la metacognizione è una persona che riesce a porsi almeno tre domande fondamentali durante l’esecuzione di qualsiasi attività di problem solving:

  1. Cosa sto facendo?
  2. Perché lo sto facendo? Qual è lo scopo per cui sto facendo questa determinata cosa?
  3. Come posso agire per fare in modo che tale processo sia massimamente efficace?

Si può quindi affermare che la metacognizione è uno strumento di apprendimento mediante il quale si rendono le persone consapevoli del modo in cui affrontano i compiti cognitivi e, si insegna a gestire in modo efficace i processi che mettono in atto.

Per raggiungere tali risultati, bisogna che le persone siano informate sulla struttura generale dei diversi tipi di memoria, bisogna conoscere i modi con cui una informazione viene immagazzinata nella memoria e come viene recuperata, bisogna conoscere i limiti di tutto questo.

Ma non solo.

L’autoconsapevolezza deve basarsi anche sulla distinzione tra la valutazione di se stesso come persona e la valutazione del proprio comportamento.

Cosa vuol dire questo?

Vuol dire che il proprio comportamento non coincide con la persona e, tenere questi due ambiti uniti, potrebbe creare delle difficoltà di autostima. E’ importante infatti osservare il comportamento in sé e mai la persona, e poter offrire delle modalità di confronto positivo tra le strategie che risultano non efficaci e quelle invece che lo sono, ed insegnare alla persona ad autointerrogarsi sul proprio modo di procedere.

E’ quindi importante imparare (ed insegnare) a porsi domande come:

«Sono concentrato?», «Mi sono cominciato a stancare?», «Come faccio a memorizzare gli elementi più importanti?», «Tendo a distrarmi?»…

 In generale, l’applicazione delle tecniche metacognitive nella didattica hanno riguardato soprattutto l’attenzione, la memoria, la lettura e la scrittura.

Le ricerche in questi ambiti hanno confermato che le prestazioni degli studenti che hanno una buona consapevolezza metacognitiva, in generale, sono migliori poiché il compito viene affrontato con maggior coinvolgimento personale.

La variabile emotivo-motivazionale appare quindi avere un ruolo fondamentale, poiché motore di tutto lo stile di funzionamento della persona. Tale variabile si poggia direttamente sulla fiducia nelle proprie capacità di portare a termine con successo delle attività, che prende il nome di autoefficacia.

La percezione che si ha della propria autoefficacia (che si struttura in base ai successi o agli insuccessi e alla causa che attribuiamo all’uno o all’altro) influenza il comportamento che si può avere di fronte ad un compito.

Ad esempio: in un qualsiasi evento, gli ostacoli o le difficoltà che possono presentarsi, sono percepiti come stimolanti per un maggior impegno nel superarli da chi ha un alto grado di autoefficacia (cioè si sente competente), mentre sono percepiti veramente difficoltosi, spesso con la conseguenza di un abbandono del compito o comunque di un successo, da chi ha un basso grado di autoefficacia.

La percezione che si ha della propria autoefficacia può cambiare nel tempo. Ciò avviene grazie ai rinforzi che si ricevono, alle persone che dimostrano di credere nelle abilità dell’altro, dai precedenti successi, l’importante è attribuire (e imparare ad attribuire) ai successi la propria competenza.

Quindi, la metacognizione e la motivazione si influenzano a vicenda influenzando a loro volta i processi di apprendimento.

E’ perciò importante nell’insegnamento di queste tecniche il modo con cui l’insegnante, o un “operatore” in generale, trasmette questi concetti.

Non bisogna solo essere dei “trasmettitori di sapere”, ma è vitale riuscire a trasmettere il messaggio, a chi ci sta di fronte, del valore che riveste per se stesso e per gli altri.

 

Dr.sa Paola Romitelli       

 

Bibliografia

Bandura A. (1977), Self-efficacy: toward a unifying theory of behavior change, Psychological Review

Fedeli D., Tanburri D. (2003), La metacognizione in azione. Dalla teoria alla pratica, in Psicologia e Scuola n.114 anno XXIII, Giunti

Fioritto M.C. et al., (2004), Strumenti per la valutazione del profilo metacognitive-motivazionale di studenti brillanti e con difficoltà, in Difficoltà di Apprendimento n.9/4, Erickson

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