Alla nascita il bambino non possiede la capacità di trattenere la pipì; è infatti dotato di un riflesso automatico che agisce appena la vescica è piena, svuotandola istantaneamente, in qualsiasi posto si trovi e a qualsiasi ora.
Nei primi anni di vita, al bambino viene insegnato a “trattenere” la pipì, per poterla fare in un posto adeguato.
Generalmente le femmine raggiungono prima dei maschi questa capacità.
Inoltre, il controllo della vescica si impara prima durante il giorno e poi durante la notte. Quindi il bambino dopo aver imparato a trattenersi durante il giorno, trasferisce questa abilità anche alla notte, imparando a trattenerla fino al mattino o a svegliarsi per andare al bagno e poi tornare a dormire.
Il raggiungimento del controllo della vescica non è detto che avvenga “dal giorno alla notte”, ma possono esserci incidenti a casa, fuori casa, di notte e anche di giorno. Quando però, gli incidenti accadono spesso e intorno ai 5 anni di età, si può parlare di anuresi, cioè della perdita involontaria delle urine.
Nella società italiana, la richiesta di insegnare al bambino un corretto uso del gabinetto è molto alta: ne è prova il fatto che molte scuole materne non accolgono bambini che non hanno raggiunto questa competenza. Sicuramente vengono tollerati degli incidenti, ma la pressione sociale per un bambino di 4/5 anni che non riesce a trattenere la pipì, è veramente stressante.
Sia che il bambino si bagni di giorno che di notte, diventa vittima non solo delle regole sociali, ma, a volte, anche di punizioni, derisioni da parte di compagni o fratelli, reazioni affettive avverse da parte dei genitori, inoltre, non possono andare a casa degli amici, al campeggio scout e via dicendo.
Oltre a ciò, è riscontrato che spesso, questi bambini mostrano un certo livello di difficoltà emotive.
Tipi di enuresi
- Primaria. Accade quando il bambino di 4/5 anni fa la pipì a letto senza aver mai imparato a controllare la vescica.
-Secondaria. Accade quando il bambino dopo i 4/5 anni ricomincia a fare la pipì a letto dopo aver raggiunto il controllo sfinterico per almeno cinque-sei mesi.
- Automatica. Quando il bambino non riesce a controllare la vescica né di notte né di giorno.
Colpisce a maschi più delle femmine in un rapporto di 3:1.
I perché
Le cause dell’enuresi sono molteplici. Sicuramente si può parlare di un apprendimento sbagliato: nel momento in cui il bambino viene addestrato all’uso del vasino, pressioni esagerate o una non curanza verso una educazione al bagno adeguata, possono portare ad un apprendimento non corretto. Non è da sottovalutare la causa emotiva, che potrebbe strutturare ancora di più il problema, poiché il bambino è sottoposto a stress.
Possono anche essere presenti delle cause mediche (es. infezioni delle vie urinarie, affezioni neurologiche, epilessia notturna).
Oltre a questo non vanno sottovalutati altri elementi:
- la familiarità: non è stata trovata nessuna prova di trasmissione genetica, ma da molte ricerche è venuto fuori che molti bambini enuretici hanno uno dei due genitori che ne ha sofferto;
- il sonno e i sogni: è stato spesso detto che i bambini che fanno la pipì a letto, dormono profondamente e non si accorgono di niente. E’ da precisare che ci sono delle controversie rispetto a questo dato, poiché alcuni sostengono che non ci sono prove empiriche che confermano il sonno profondo, mentre altri dicono esattamente l’opposto. E’ però riscontrata una difficoltà nel risveglio dei bambini enuretici.
Invece si è notato con certezza che molti di questi bambini sognano spesso di giocare con l’acqua, inondazioni, temporali, fiumi o, semplicemente, di fare la pipì;
- le cause psicologiche: frequentemente la comparsa dell’enuresi avviene in concomitanza ad un episodio particolare, come la nascita di un fratellino, un trasloco, una separazione. E’ indice di ricerca di attenzioni e di affetto, soprattutto da parte delle figure genitoriali.
Cosa fare
Appena il problema si presenta, la prima cosa da fare è una visita medica per escludere tutte le cause organiche. Una volta escluse, si può procedere con la somministrazione di farmaci, sempre sotto il controllo di un medico, come l’imipramina o degli antidiuretici, oppure con un tipo di “addestramento”.
Durante la somministrazione dei farmaci si sono riscontrati buoni risultati ma, appena si sospende il farmaco le ricadute arrivano fino al 95% dei casi. L’addestramento, che consiste in un trattamento di tipo educativo, è sicuramente una pratica faticosa per i genitori, ma una volta che il bambino raggiunge le due settimane senza bagnare il letto, le probabilità di bagnarsi di nuovo sono veramente poche, il trattamento ha avuto successo e può essere sospeso.
Consigli
· Quando il bambino avverte lo stimolo di fare la pipì, deve cercare di trattenerla. Si può partire da 2 minuti fino a circa mezz’ora.
· Mentre il bambino fa la pipì, farlo interrompere, contare fino a tre, riprendere a fare la pipì e di nuovo trattenerla per altri 3 secondi circa. Questo fino allo svuotamento della vescica.
· Evitare assunzione di liquidi almeno da un’ora prima di andare a dormire.
· Durante il giorno andare in modo regolare al bagno a fare la pipì. Ad esempio ogni due/tre ore circa (generalmente in un bambino normale di 3-5 anni il numero delle minzioni è dalle 8 alle 14; in un bambino di 5-8 anni dalle 6 alle 12; 8-14 anni il numero scende a 6-8).
· E’ di fondamentale importanza sia evitare un’ansia eccessiva nei confronti del problema, colpevolizzando e punendo il bambino, sia troppa non curanza verso la difficoltà, dicendo al bambino che andrà tutto a posto da solo senza poi curarsi del problema. Spesso questi bambini soffrono di bassa autostima per ciò che gli capita, e magari sapere che capita anche ad altri bambini e che impegnandosi può riuscire a trattenere la pipì, può essergli di molto aiuto.
Dr.sa Paola Romitelli
Bibliografia
Marcelli Daniel, Psicopatologia del bambino, Masson Edizioni
Pippo Mariano, Il controllo sfinterico, Giunti
Rovetto F.M., Enuresi ed encopresi: guida pratica al trattamento medico-psicologico, Masson