Le storie sociali vengono utilizzate con lo scopo di sviluppare le abilità da utilizzare nelle relazioni sociali attraverso il miglioramento della comprensione delle regole sottintese e presenti in ogni tipo di rapporto tra esseri umani.
I bambini con autismo ad alto funzionamento e/o gli Asperger hanno una visione diversa del sociale e difficilmente condividono le nostre stesse regole, cosa che li fa sembrare ai nostri occhi delle persone bizzarre e prime di una buona condivisione delle regole sociali.
Un esempio che possa spiegare questo è quando il bambino con autismo non riesce ad assegnare il giusto significato ad una parola basandosi sul tipo di argomento della conversazione o sul contesto:
"Vedendo arrivare in terapia un bambino Asperger tutto allegro e sorridente, gli ho chiesto: "A., come sei allegro, ti sei divertito? Da dove vieni?" e lui, dandomi una botta sulla testa mi risponde: " Come, ti sei dimenticata? Vengo da Roma!".
Come si può notare ci sono due elementi importanti, uno a cui viene attribuita una connotazione negativa, l’altro a cui generalmente viene dato significato diverso poiché dipendente dal contesto:
- la botta sulla testa, verso gli adulti non ci si comporta così;
- dire il luogo d'origine piuttosto che il posto in cui è stato prima di arrivare presso il posto in cui lavoro.
A cosa non ha dato importanza A.?
Sicuramente alla regola sociale condivisa che i bambini si devono comportare in un certo modo con gli adulti, ancor più se questi non fanno parte della famiglia. Regola che generalmente si impara da molto piccoli e che poi rimane sottintesa (A. ha 10 anni), è una regola cioè che non ha più bisogno di essere spiegata.
Nel dire invece il luogo di provenienza ci sono diversi elementi che A. non prende in considerazione, che possono essere:
- che non era una conversazione di conoscenza reciproca;
- che non collega le frasi che ho pronunciato precedentemente, prendendo in considerazione solamente l'ultima.
Questo modi di ragionare e di dare senso alla realtà che li circonda, viene chiamato dalla Frith mancanza di coerenza centrale (1995).
La coerenza centrale è una competenza per la quale le persone si rendono consapevoli dei "segreti", dei "sottointesi" che stanno all'interno e fra le righe di un qualsiasi tipo di scambio sociale.
Generalmente l'insegnamento delle abilità sociali parte dalle prime interazioni reciproche, dall'apprendimento dell'imitazione e della comunicazione, dall'uso di oggetti, per arrivare alle abilità di gioco solitario e con i coetanei.
Si è visto che il modo tradizionale per insegnare le abilità sociali non è adatto ai bambini con autismo.
Temple Granden, un'autistica ad alto funzionamento, e molti altri Asperger sottolineano l'importanza dell'utilizzo della visualizzazione come tecnica di apprendimento principe anche per l’insegnamento di abilità sociali. Tale metodica, inoltre, offre la possibilità di essere molto diretti, elemento altrettanto indispensabile per i bambini affetti dalla patologia autistica.
La visualizzazione viene ampiamente usata nelle storie sociali.
La storia sociale non è altro che una storia, appunto, che mette in luce i comportamenti sociali attesi e le motivazioni di questi.
Carol Gray la definì per la prima volta nel 1991 dicendo che doveva essere: "una descrizione semplice, accompaganta da foto o disegni, che serve appunto a descrivere una persona, un evento, un concetto o una situazione sociale e tenta di guidare l'individuo verso una regola o risposta nuova e adatta ad una situazione sociale comune o problematica".
Le storie sociali vanno scritte in modo molto individuale, seguendo le esigenze particolari di ogni bambino.
Ad esempio, S. si innervosiva ogni volta che doveva salire in macchina perché non sopportava di dover mettere la cintura di sicurezza. E' stata creata una storia che gli facesse capire in modo descrittivo e visivo il dove, il quando, chi è coinvolto, cosa accade e il perché rispetto all'azione del mettere la cintura di sicurezza.
In seguito, alla lettura ad S. della storia sociale, si è riusciti ad ottenere una riduzione del comportamento problematico ogni volta che si doveva prendere la macchina.
Si possono utilizzare le storie sociali in molti ambiti:
- per descrivere una situazione penosa per il bambino;
- per descrivere un evento futuro;
- per illustrare una nuova abilità sociale;
- per capire concetti astratti (come ad esempio il concetto di 'concretezza';
- per condividere informazioni importanti;
- per eliminare un comportamento problematico;
- per far comprendere cosa succede in momenti confusivi (ad esempio durante la merenda a scuola);
- ecc. ecc.
Dopo aver scelto l'argomento, la situazione specifica e le informazioni sul bambino, per scrivere una storia sociale dobbiamo tener presenti alcune accorgimenti:
- essere molto concreti;
- utilizzare frasi brevi accompagnate da immagini visive che le descrivano;
- ogni storia sociale ha un inizio, uno svolgimento e una fine;
- dare un titolo alla storia;
- leggere la storia in un ambiente rilassante e con molta pacatezza, proprio come fosse una 'favola' da raccontare
- la lettura della storia sociale, non deve essere la conseguenza negativa di un comportamento non accettato, perché in questo modo perde il suo valore originale;
- non va presentata durante un comportamento probelama o mentre il bambino prova ansia;
- la storia va fatta leggere anche al bambino e poi va condivisa con tutte le persone che ruotano intorno al bambino;
- fare storie sociali anche 'positive', cioè che lodino i comportamenti adeguati del bambino, e non accanirsi a leggere o a richiamare costantemente l'attenzione sulla storia sociale quando il bambino non si comporta come noi vorremmo;
- lasciare libero accesso alle storie da parte del bambino;
- non insistere nel volergli leggere una storia se lui non vuole.
Molte ricerche hanno sottolineato come molti comportamenti 'bizzarri' o 'socialmente non accettati' siano notevolmente diminuiti in seguito all'utilizzo delle storie sociali.
Un esempio di storia sociale:
Maurizio e il suo saluto
Salutare una persona è una cosa molto importante.
Quando incontro una persona che conosco la devo salutare.
Quando conosco una persona e il suo nome la devo salutare.
Anche questa persona, se mi conosce e conosce il mio nome mi saluterà.
Per salutare posso dire "ciao".Qualche volta posso anche stringere la mano mentre dico 'ciao'.
Non importa se non mi posso lavare le mani subito dopo, lo farò appena arrivo a casa.
Se saluto le persone che conosco, loro saranno molto contente perché salutare è una cosa che fa piacere alla gente.
(Il tutto corredato da disegni esemplificativi).
Dr.sa Paola Romitelli
Bibliografia
Giuberti V. et al., "L'utilizzo delle storie sociali in soggetti con disturbo dello spettro autistico", in " Autismo e disturbi dello sviluppo" N.3/2004, Erickson
Gray C., (2004) "Il libro delle storie sociali", Vannini
Schopler E. et al., (2004) "Sindrome di Asperger e Autismo High-Functioning", Erickson