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Pensieri diversi, dal libro "L'autismo" di Uta Frith

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Tutti i giorni ci imbattiamo in situazioni in cui dobbiamo tentare di capire i pensieri degli altri, le loro intenzioni e prevedere le  reazioni che potrebbero avere in diverse circostanze. In tutti questi casi il contesto ha un ruolo fondamentale, ci aiuta a capire cosa sta accadendo.

Immaginiamo, per esempio, di essere in strada ed osservare una persona che sta correndo. In base ad una serie di elementi quali il luogo, il modo di correre, l’abbigliamento, l’espressione del viso, possiamo intuire se quella persona ha fretta, se è spaventata, se insegue o è inseguita da qualcuno.

Immaginiamo ancora di vedere un bambino piangere davanti alla vetrina di un negozio di giocattoli. Grazie al contesto, potremmo dedurre che il bambino sta piangendo perché non gli è stato comprato il giocattolo che desiderava.

Questo tipo di intuizioni e deduzioni potrebbero risultare capacità assenti nei bambini con autismo. Per questi bambini potrebbe essere difficile capire la fretta o lo spavento della persona che corre. Stessa difficoltà potrebbero averla nel collegare, ipoteticamente, il pianto del bambino al negozio di giocattoli. La loro attenzione sarebbe, in questo caso, focalizzata o sul pianto o sul negozio di giocattoli. Per capire meglio ciò, bisogna fare un passo indietro.

Avere la consapevolezza che anche gli altri hanno dei pensieri, e che possono essere diversi dai nostri, è un processo innato e automatico definito “mentalizzazione”; mentre la capacità di dedurre dal contesto ciò che sta accadendo è spiegata con la “Teoria della coerenza centrale”. Secondo questa teoria, nel sistema cognitivo normale vi è una tendenza ad estrarre ciò che è significativo da una serie di stimoli e a generalizzarlo in contesti sempre più ampi.

Il processo di “mentalizzazione” e quello della “coerenza centrale” sono strettamente legati tra loro, ed entrambi potrebbero essere compromessi o del tutto assenti nei bambini affetti da autismo. In questi casi si parla rispettivamente di “cecità mentale” e “coerenza centrale debole”.

L’ipotesi della “cecità mentale”, cioè la difficoltà di comprendere che gli altri hanno dei pensieri, potrebbe spiegare  i deficit sociali e di comunicazione presenti negli individui cui viene diagnosticato l’autismo. Può essere, per esempio, importante per capire il ritardo nell’acquisizione del linguaggio; infatti la cosiddetta “rivoluzione dei 18 mesi” nel bambino, che può coincidere con un balzo della maturazione del sistema cerebrale che sostiene la mentalizzazione, coincide anche con un balzo dell’apprendimento delle parole. I bambini con un normale sviluppo, apprendono le parole, intuendo a quali cose si riferisce e pone attenzione chi parla; mentre ciò non avviene nei bambini con autismo, proprio a causa della loro difficoltà ad attribuire agli altri delle intenzioni.

Oltre al linguaggio anche le difficoltà sociali sembrano essere fortemente correlate all’incapacità di tenere presente che gli altri possano avere degli interessi.

Ne è un esempio l’attenzione condivisa. Normalmente quando una madre e il suo bambino coordinano la loro attenzione verso un oggetto, il bambino non è interessato semplicemente all’oggetto ma anche all’atteggiamento della madre riguardo all’oggetto. Ciò non avviene nei bambini con autismo, i quali, nel primo anno di vita, hanno  interazioni sociali pressoché  normali, ma che tuttavia non richiedono l’attribuzione di stati mentali.

Secondo la teoria della “coerenza centrale debole”, invece, i soggetti con autismo elaborano le informazioni focalizzandosi sui dettagli. Come abbiamo visto negli esempi precedenti, l’attenzione potrebbe essere rivolta solo a determinati oggetti o azioni, avendo, inoltre, difficoltà a collegarli tra loro.

Ciò significa che in questi soggetti il contesto generale non influenza la percezione dei singoli elementi, generando difficoltà nel classificare le cose e nel generalizzare gli eventi. “Distacco” è il termine tecnico per definire questa qualità del pensiero, questo sistema di elaborazione dell’informazione.

Grazie ai recenti studi sulle neuroimmagini le teorie della “cecità mentale” e della “coerenza centrale debole” trovano una possibile spiegazione in un’anormalità dello sviluppo cerebrale, che si manifesta solo gradualmente in uno stadio della gestazione che risale a cinque settimane. Si è riscontrato che in alcune zone del cervello di soggetti con autismo,  vi è una maggiore densità cellulare ed un maggior numero di sinapsi per ciascuna cellula. I problemi di sviluppo possono essere causati da un mancato arresto nella crescita delle connessioni (mancanza di “potatura” sinaptica). Proprio queste zone colpite, potrebbero essere importanti per un corretto funzionamento del processo di “mentalizzazione” ed un adeguato sviluppo della “coerenza centrale”.

L’elaborazione di queste due teorie ci deve far riflettere su quanto sia importante scegliere un’adeguata modalità di comunicazione con questi bambini, sia nel parlare che nell’ascoltare. In altre parole, il linguaggio deve essere semplice, chiaro e privo di doppi sensi.

(a cura di) Ferruccio Pastore

 

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