Il Pivotal Response Treatment è uno dei trattamenti
comportamentali applicati all’autismo. Esso pone le sue basi sull’Analisi Applicata del Comportamento (ABA) e, a differenza del DTT (Discrete Trial Training) di Lovaas che prevede un trattamento strutturato al tavolino, il PRT segue un approccio naturale (NET) che prende come spunto per l’apprendimento il contesto e ciò che in esso accade.
Gli obiettivi principali del PRT sono:
- Lo sviluppo della comunicazione
- Lo sviluppo del linguaggio
- Un comportamento sociale positivo
- Una diminuzione dei comportamenti auto stimolatori
Questi obiettivi principali vanno tenuti presenti e, il terapista PRT nel suo lavoro si concentra sulle aree pivotal (cardine) dello sviluppo del bambino, come:
- La motivazione
- La risposta a molteplici stimoli
- L’autogestione
- L’avvio di interazioni sociali
Quindi, si prendendo di mira queste aree pivotal e successivamente si ha un miglioramento a cascata anche in altre aree del comportamento (socialità, comunicazione, abilità accademiche).
All’inizio del programma PRT è fondamentale sfruttare la motivazione del bambino utilizzando rinforzi naturali, cioè che sceglie il bambino guardando l’ambiente intorno a sé, e successivamente ponendo una scelta tra due o più oggetti che desidera. Si lavora quindi subito sulla richiesta che il bambino dovrà fare per ottenere quell’oggetto motivante. Se ad esempio, il bambino sceglie di voler mangiare una caramella, si lavorerà sul fargli richiedere la caramella, che otterrà solo dopo averla richiesta.
All’inizio il PRT era utilizzato solo con bambini delle scuole materne ed elementari. Oggi ci sono numerosi studi (tra cui questo) che attestano la sua efficacia anche con adolescenti ed adulti.
Il PRT è stato sviluppato nel 1970 da due psicologi dell’educazione Robert Koegel, Ph.D., e Lynn Kern Koegel, Ph.D., presso l'Università della California, Santa Barbara. E’ possibile per molte figure professionali certificarsi in PRT (le informazioni si possono recuperare nel loro sito) e poter offrire un programma. Una sessione di lavoro tipica del PRT prevede una programmazione individualizzata sia sul singolo studente che sulla scuola che frequenta e sulla sua famiglia. Una sessione comporta 6 segmenti dove i target sono il linguaggio (o la comunicazione), il gioco e le abilità sociali da raggiungere tramite momenti strutturati e non strutturati. Il Programma prevede generalmente 25 ore settimanali, con istruzioni lasciate sia agli operatori scolastici che ai genitori. In pratica è come se la famiglia e tutte le persone che gravitano intorno al bambino scegliessero uno stile di vita PRT.
In uno studio è stato dimostrato che i genitori possono imparare a gestire le aree pivotal tramite il gioco, aumentando la qualità della vita del loro bambino e di tutta la famiglia.
(a cura di) Dr.ssa Paola Romitelli
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