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Il testimone silente ed il testimone soccorrevole in caso di abuso sessuale

Sappiamo che nella lingua italiana il termine testimone ha molteplici significati a seconda del contesto in cui lo si vuole utilizzare. Alcuni esempi si possono leggere nell’enciclopedia virtuale Wikipedia.
In questo scritto, per testimone si intende colui che sa, che conosce, che ha visto o sentito un evento.
La parola silente, come si può immaginare, viene da silenzio ed è un aggettivo. In questo scritto la parola silente è sinonimo di omertoso.
Chi è il testimone silente in caso di abuso?
Prima di arrivare a ciò, vorrei riflettere sulla parola silenzio, soffermandomi sulle parti negative di esso nell’ambito dell’abuso infantile.
I bambini abusati vengono manipolati dal proprio carnefice per non essere scoperti, creando con il bambino un sodalizio silenzioso. Più il tipo di abuso è sadico e violento, più sono forti i messaggi che terrorizzano l’abusato e lo chiudono nel silenzio (non devi parlare altrimenti vai in galera, se dici qualcosa uccido tua mamma, ti portano via e non vedi più nessuno…). I bambini che crescono in questi tipi di manipolazione, pensano che questa sia la realtà, che tutto rientra nella normalità.
A volte, la manipolazione è più subdola: il bambino sa che non deve dire, che deve rimanere nel silenzio, che quello che il nonno gli sta facendo farebbe arrabbiare molto la mamma. Quindi preferiscono stare in silenzio per paura. I bambini non sempre riescono a discernere che la rabbia della mamma non sarebbe rivolta a loro, che sono vittime, ma al carnefice.
Ho usato come figura di carnefice il nonno, solo come esempio e “testimone” del fatto che gli abusi sessuali su minori avvengono per circa il 90% tra le mura domestiche. Attenzioni che provengono da un familiare o da un conoscente, amico di famiglia (padre, zio, nonno, fratello a volte anche dalla madre, dalla zia, ma anche padre dell’amichetta, amico di mamma…). L’ambiente familiare in questi casi è spesso complice mostrando una apparente sanità nelle relazioni.
Questo modello del silenzio è tramandato da molti anni, ed è ormai entrato subdolamente nella cultura, fino ad attanagliare la mente e a bloccare le parole di chi è testimone di un abuso. Una cultura di finzione ed omertà.
Il testimone silente è complice del pedofilo.
Senza approfondire sulle conseguenze dell’abuso infantile in età adulta (che sono state trattate in questo articolo), la maggior parte dei bambini abusati saranno dei bambini e degli adulti che tenderanno a farsi “abusare”, nel senso di sfruttare, cadendo spesso in dinamiche di capro espiatorio. “Per spezzare la catena di abusi, di qualunque entità essi siano, è necessario che figure significative e sane restino con il bambino [..] e si facciano carico di essere per lui un testimone soccorrevole” (A. Natilla).
Il concetto di testimone soccorrevole è stato introdotto da Alice Miller :
"Un Testimone soccorrevole è per me una persona che sta accanto (sia pure episodicamente) a un bambino maltrattato e gli offre un appoggio, un contrappeso alla crudeltà che caratterizza la sua vita quotidiana. Questo ruolo può essere svolto da qualunque persona del suo ambiente: un insegnante, una vicina, un collaboratore domestico o anche la nonna. Molto spesso si tratta di un fratello o di una sorella. Questo testimone è una persona che offre un po' di simpatia o d'amore al bambino picchiato o abbandonato. Non cerca di manipolarlo a scopi educativi, ha fiducia in lui e gli trasmette il sentimento di non essere "cattivo" e di meritare affetto e gentilezza. Grazie a questo testimone, che non necessariamente dev'essere consapevole del suo ruolo decisivo e salvifico, il bambino apprende che al mondo esiste qualcosa come l'amore. In circostanze favorevoli, il bambino svilupperà fiducia nel suo prossimo e potrà custodire in sé amore, bontà e altri valori della vita."
Ogni bambino abusato dovrebbe fare esperienza di questo tipo di relazione con un adulto. Una relazione basata sull’ascolto, sulla comprensione e sull’amorevolezza. Tale relazione, nel tempo, aiuterà il bambino ad accrescere la sua autostima, a non farlo sentire oggetto, a farlo diventare un adulto che cammina in equilibrio da solo.

Dr.ssa Paola Romitelli

BIBLIOGRAFIA
Alice Miller (2002), Il risveglio di Eva. Come superare la cecità emotiva.
Angela Natilla (2006), Il bambino abusato e dissociato.

 

 

 
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