L’OMS considera tale il lasso di tempo dai 10 ai 19 anni. Di fatto l’interpretazione culturale di tale fenomeno è prevalente rispetto ai dati biologici. Nelle culture tribali, in genere, riti di iniziazione espletati all’inizio del periodo puberale creavano una netta frattura tra l’infanzia e l’età adulta. Nelle civiltà complesse il periodo di transizione tra le due fasi della vita si è dilatato. Una definizione vera e propria di adolescenza è arbitraria perché sia il corpo sia, soprattutto, il cervello continuano a modificarsi una volta raggiunta la maturità sessuale. L’inizio dell’adolescenza si identifica con l’insorgere della pubertà, ossia il passaggio dall’immaturità fisica alla maturità biologica, con la comparsa dei caratteri sessuali secondari e della capacità riproduttiva. L’età in cui avvengono tali cambiamenti è legata ad una molteplicità di fattori. Il patrimonio genetico dell’individuo interagisce con la temperatura atmosferica, la latitudine, la dieta, ecc. Da un punto di vista psicologico l’adolescenza si caratterizza per la “traumatica esperienza di cercare di diventare se stessi”, compito complesso che consiste nell’integrare le proprie convinzioni, valori, scopi e realizzazione di sé. Lo stile parentale è fondamentale nell’offrire all’adolescente l’opportunità di padroneggiare le alternative per giungere a rendere coerenti le proprie aspirazioni professionali, individuali - compresa l’identità sessuale - e morali. In una società plurale, multietnica e complessa è ovvio che tale “realizzazione di sé” sia oltremodo problematica:
L’adolescenza è un’età critica proprio per la difficoltà del processo di “individuazione”, ossia l’esasperata ansia di scoprire chi si è, quale è il senso del proprio essere nel mondo e del vivere in generale. In questo periodo della vita il pensiero approda all’astrazione e alla razionalizzazione; si sente l’esigenza sia dell’interiorizzazione (è la fase tipica dei diari) che della riflessione “filosofica”. Nonostante la riflessività, l’adolescente ha bisogno anche del gruppo dal quale deve sentirsi accettato e quindi tenderà ad esasperare quegli atteggiamenti mimetici, presenti anche nell’infanzia, che disturbano tanto gli adulti per quel sentore di “branco” che ne emana. Gli ormoni e la raggiunta maturità biologica spingono ad una vita di relazione sentimentale e allo stesso tempo all’attività sessuale che il più delle volte è censurata dalla famiglia, quindi o viene repressa o vissuta in modo colpevolizzato e quindi inadeguato. (L’età del primo rapporto è sempre più precoce perché il miglioramento della salute e dell’alimentazione oltre all’innalzarsi della temperatura, insieme all’esasperazione e pervasività dell’erotismo e ad altri fattori ipotizzati, ma non ancora ben identificati, hanno precocizzato la pubertà). Nonostante la decantata “liberazione sessuale” il vissuto sessuale è ancora pieno di tabù, di disinformazione, di mancanza di comunicazione in famiglia e il più delle volte anche a scuola, quindi si riduce ad un pruriginoso passa-parola tra coetanei origine di fraintendimenti e di paure ingiustificate. L’adolescenza è una fase di particolare fragilità perché l’incremento esponenziale della crescita, le trasformazioni corporee, e, soprattutto, gli squilibri ormonali incidono sulla maturazione del cervello che in questa periodo è particolarmente suscettibile agli influssi ambientali. In presenza di particolari assetti genetici possono insorgere malattie mentali, quali la schizofrenia, la depressione, manifestarsi comportamenti suicidari e/o aggressivi, comparire disturbi alimentari e tossicodipendenze. Non bisogna tuttavia drammatizzare, si deve solo essere coscienti che affinché l’adolescenza sfoci in una serena maturità è necessario avere un atteggiamento propositivo e dialogante nei confronti dei figli e soprattutto essere vigile per individuare tempestivamente eventuali segni di disagio. Un adolescente che si isola eccessivamente o al contrario teme in modo patologico la solitudine deve far scattare un campanello di allarme, altrettanto deve avvenire per l’esasperata emotività, per qualsiasi mutamento improvviso del carattere, per un cambiamento nelle prestazioni scolastiche e/o sportive. Tutto ciò che sembra anomalo, ingiustificato, immotivato va, con discrezione indagato. Genitori che tendono a coinvolgere in modo responsabile nelle scelte i bambini, che propongono un atteggiamento costruttivo nei confronti della vita e dei suoi inevitabili problemi, che sviluppano una progressiva autonomia dei figli concedendo con ragionata gradualità l’indipendenza richiesta, che preparano preventivamente allo sconvolgimento puberale e che, soprattutto, sono portatori di valori riusciranno a “partecipare” del viaggio verso la maturità e si ritroveranno con un giovane adulto sereno che li consolerà della difficile traversata. Non si sta idealizzando, nessuno sminuisce le difficoltà o sottovaluta il confronto problematico con i coetanei dei figli, la lotta impari con i modelli deleteri della nostra civiltà decadente (soprattutto da parte dei mass media), la diffusa mancanza di valori, la scarsità di tempo dovuto ai ritmi frenetici e flessibili del lavoro e degli impegni che trasformano le relazioni familiari in uno scambio di post-it, il disagio che si prova di fronte a trasformazioni talmente repentine da apparire incomprensibili e perciò stesso inaccettabili. (Per esempio l’acquisita consapevolezza clinica che l’identità sessuale è un continuum biologico, cioè determinata dall’interazione tra indefiniti fattori ambientali e l’assetto allelico – ossia la variabilità genetica individuale, non è ancora stata digerita dalla maggior parte delle persone e ciò in presenza di una bisessualità, omosessualità o transessualismo del figlio scatena nella maggior parte dei genitori immotivati sensi di colpa, rifiuto fino a sfociare in veri e propri drammi familiari). Ciò che si potrebbe proporre è di ritornare a quella cittadinanza attiva che affronta i problemi in prima persona facendosi carico con il gruppo (ovviamente i gruppi si creano con il frequentarsi e coordinarsi) del proprio vissuto e che con ciò stesso ritessono quell’ambiente strutturato e portatore di valori che costituisce le fondamenta dell’armonia sociale e della salute psichica.
Giovina Ruberti
Bibliografia e riferimenti R.E. Muus “Le teorie psicologiche dell’adolescenza” La Nuova Italia – Firenze – 1975 A.Quadrio, L.Venini “Aspetti biosociali dello sviluppo” Angeli – Milano – 1980 Robert Epstein “Di che sesso sei?” in “Mente e Cervello – n.22, luglio-agosto 2006” |