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I media influenzano lo sviluppo

Molti genitori ed insegnanti, oltre che la maggior parte dei pediatri e dei pedagoghi ritengono che i media interefiscano in modo negativo con lo sviluppo infantile, direttamente:

·        danni causati dalle onde elettromagnetiche (difficilmente quantificabili)

·        sovraffaticamento degli occhi e delle orecchie

·        riduzione dei tempi di attenzione

·        induzione di sindrome da stress post traumatico, a causa dei contenuti violenti di videogiochi e spettacoli

·        precocizzazione della pubertà, indotta dai contenuti fortemente erotici.

ed indirettamente:

·        l’eccessiva esposizione altera i ritmi di sonno e ne riduce i tempi

·        la sedentarietà, legata a tempi prolungati davanti agli schermi (TV, computer, videogiochi, ecc.), favorisce l’obesità

·        modelli di comportamento inadeguati promuovono modalità di relazione ed atteggiamenti violenti e prevaricanti

·        la modalità di rappresentazione favorisce l’assimilazione passiva di ciò a cui si viene esposti.

La diffusione e la pervasività di tali strumenti ha spinto le famiglie e diverse categorie di operatori sociali a prendere iniziative atte a contrastare i danni sopra esposti.

In diversi paesi si sono creati gruppi di pressione contro l’eccessiva esposizione alle onde elettromagnetiche e si è giunti a provvedimenti legislativi ed a “principi guida” che agiscono in tal senso:

·        distanze minime da rispettare tra antenne ed asili, ecc.

·        evitare l’utilizzo di impianti “wireless” in presenza di minori

·        limitare l’uso del telefonino in gravidanza (tenerlo comunque a distanza dal ventre gravido)

·        non far utilizzare il telefonino prima dei 12 anni ed abituarsi ad utilizzarlo per tempi minimi, preferire il telefono fisso per lunghe conversazioni

·        non dormire mai vicino ad un telefonino acceso e lasciarlo, il più possibile, distante dal cranio

·        ridurre i tempi di esposizione a fonti che emettono radiazioni

Vi sono poi i consigli pedagogici su sane abitudini di vita che, necessariamente, riducono i tempi da “dedicare” allo schermo.

Per quanto riguarda la “difesa” dai contenuti:

·        si sono introdotte procedure tecniche per rendere inaccessibili ai minori determinati contenuti (schede blocca-programmi, password, ecc.)

·        si sono mobilitati gruppi di pressione per obbligare le ditte all’adozione di “codici etici” di comportamento che prevedono di non rivolgere la pubblicità ai minori e tanto meno di utilizzarli come testimonial

·        si sono introdotti corsi di “analisi” dei messaggi dei media, in ambito scolastico – dai quali gli educatori hanno ricavato un elenco di domande che bisognerebbe abituarsi a porsi:

o       Chi ha creato questo messaggio e perché lo sta inviando? Chi ne è il proprietario e a chi ne andranno i profitti?

o       Quali tecniche sono utilizzate per attrarre e mantenere l’attenzione?

o       Quali sono: lo stile di vita, i valori ed i punti di vista rappresentati in questo messaggio?

o       Che cosa è stato omesso dal messaggio? Perché è stato escluso?

o       Quante persone diverse interpretano il messaggio?

La semplice adozione, in ambito scolastico, di tali contenuti curricolari promuove il pensiero critico, atteggiamenti più assertivi e responsabili, l’adozione di modalità “metacognitive” (ossia autodirette e critiche) nei confronti del gruppo dei pari e riguardo alle proprie scelte esistenziali.

Tali effetti risultano più duraturi e pervasivi quando vi è un coinvolgimento anche degli adulti e si organizzano incontri con la partecipazione di genitori e figli.

Bisogna anche rendersi conto che l’uso positivo, responsabile e creativo dei nuovi media apre frontiere insperate e positive:

·        l’acessibilità di centri di eccellenza da località remote (pensiamo alla “telemedicina”, ecc.)

·        presidi integrativi per le varie forme di handicap (il sintetizzatore vocale, il computer azionabile con il soffio- per i tetraplegici, ecc.)

·        l’interconnettività di realtà distanti e la conseguente possibilità di interazione

·        l’uso della realtà virtuale a scopo socializzante-riabilitativo nella schizofrenia ed anche nelle sindromi autistiche

·        la flessibilità di utilizzo dei media a scopo didattico-formativo, ecc.

Come per tutte le cose ciò che fa la differenza è l’uso che si fa di un determinato strumento. 

Per difendersi dalla deriva del mal utilizzo bisogna diffondere consapevolezza, pensiero critico, desiderio di partecipazione e soprattutto un atteggiamento attivo e propositivo che renda protagonisti invece che passivi fruitori.

Giovina Ruberti - Applicatrice Feuerstein

Sitografia

http://www.zaffiria.it (sito del centro italiano partner del progetto europeo di educazione ai media)

http://ecml.pc.unicatt.it/italian/index.html 

(sito che introduce e promuove l’educazione ai e con i media).

http://www.key4biz.it/Pagine_di_servizio/mappa_del_sito.html (quotidiano di informazione su telecomunicazioni, media ed internet)

In inglese:

http://ec.europa.eu/avpolicy/media_literacy/index_en.htm (sito di un progetto europeo di educazione ai media)

http://interact.uoregon.edu/MediaLit/mlr/home/ (Centro per la promozione della tecnologia nell’insegnamento – contiene collegamenti a miriadi di organizzazioni che si occupano di educazione ai media)

http://www.literacy.uconn.edu/medlit.htm (sito ricco di materiale per gli insegnanti)

(Per la bibliografia i siti citati ne riportano un’ampia scelta- vorrei comunque proporre un libretto, poco attinente all’argomento, ma entusiasmante per le prospettive che ipotizza, in caso di uso intelligente delle nuove tecnologie:

Neil Gershenfeld “Fab - Dal personal computer al personal fabricator” Codice edizione)

 

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