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Diventare genitori

Il momento della nascita di un figlio segna un passaggio importante nella vita di tutti. Il nuovo venuto avrà bisogno di cure non solo indispensabili alla sopravvivenza, come il cibarsi, ma anche di affetto, di relazioni significative, di educazione.

I due membri della coppia si ritrovano a vivere un ruolo diverso, quello di padre e di madre: sono diventati genitori. Il ruolo di genitori e uno stato psicologico a cui è importante dare lo spazio che si merita. Troppo spesso si sente oggi parlare di “Mamma-Amica”. Ciò non è possibile: un genitore è un educatore, e come tale non può essere anche amico. L’amico, infatti, non ha responsabilità educative.

Non sempre, comunque, la vita di tutti i giorni permette di prepararsi adeguatamente alla venuta del pupo, e spesso i genitori si ritrovano ad affrontare alcune situazioni nel momento in cui si presentano, senza aver avuto il tempo di documentarsi, di riflettere, di essere preparati. Il genitore si sente “colto di sorpresa” e non sa che decisioni prendere. Le cose si complicano quando i due genitori sono di pareri opposti, o comunque, diversi.

Quello che bisogna tenere presente è che non si diventa genitori solo perché si è in grado di procreare ma, soprattutto, imparando a diventare un educatore, un punto di riferimento, un modello. In questo senso fare il genitore non è una cosa istintiva ma si apprende. Generalmente, i genitori imparano a “fare i genitori” (nel senso educativo del termine) dai propri genitori. Cosa buona, tenendo però presente che i tempi cambiano, la società si evolve e quello che ha funzionato per una generazione potrebbe non essere adeguato per quella successiva.

Cosa vuol dire prepararsi a “fare il genitore-educatore”?

Quando si decide di avere un bambino, i progetti iniziano già prima della nascita: la cameretta come sarà, se è maschio lo vestirò così, se è femmina la vestirò colà, gli orsacchiotti, l’album delle fotografie che accompagnerà il nascituro dal primo giorno di vita in questo mondo fino almeno a tutte le elementari, e via dicendo. Ci si prepara all’arrivo del bambino.
E le fantasie preparatorie all’educazione? Spesso ci sono anche quelle e, pensando al futuro, ci si domanda ad esempio quanto tempo fargli guardare la televisione, quanto tempo dovrà giocare alla play… Quello verso cui si fa più difficoltà a pensare è che il genitore si ritroverà con il figlio che comincerà ad opporsi alle sue regole in maniera più o meno oppositiva, disubbidendo: come reagire? Dare una punizione è giusto? Che tipo di punizione è adatta? Più il bambino cresce diventando un ragazzo e poi un giovane adulto più le cose si faranno complicate. E’ buona cosa, quindi, avere le idee più chiare possibili su che tipo di educazione si vuole dare ai propri figli e che tipo di relazione si vuole instaurare con loro.

Ci sono alcuni accorgimenti da tenere sempre presenti nella relazione genitore-figlio:

  1. Essere consapevoli delle aspettative che si hanno su di lui, e tenerle “sotto controllo” (non sempre il figlio reale coincide con quello che ci si aspetta di avere).
  2. Andare indietro nel tempo per ricordarsi come si era all’età del proprio figlio, che relazioni si avevano con i genitori e nei confronti delle regole da loro dettate. Ciò permette di mettersi nei panni del proprio figlio.
  3. Tenere sempre presente che l’andamento della coppia si riflette sul comportamento dei figli.
  4. Essere da esempio: le regole che vengono date ai figli devono essere rispettate anche dai genitori che le danno.
  5. Quando voi genitori stabilite qualcosa, deve essere mantenuto. Ad esempio, una volta che si è detto “no”, esso deve rimanere tale. In caso contrario vostro figlio avrà la percezione che può ottenere sempre ciò che vuole aumentando capricci e opposizioni.
  6. Giocate con i vostri figli, dedicandogli del tempo in più di quello passato a fare i compiti o al tempo delle attività di cura (come lavarsi, vestirsi, portarli a fare sport…). Giocate, senza dimenticare che siete genitori e non “amici”.
  7. Curare la propria persona: molti genitori, una volta diventati tali, non si dedicano più a se stessi ma “vivono solo per i figli”. E’ invece importante tenere presente che si è anche una donna o un uomo, che si è anche moglie o marito, che si può e si deve avere uno spazio per se stessi, per ricrearsi, per crescere, per “staccare”, per stare poi meglio nel ruolo di madre o di padre.

 

Questi sono dei consigli di base e non esauriscono il rapporto genitori-figli, che è sempre molto complesso ed unico e, come tale, ogni famiglia ha bisogno di suggerimenti e percorsi personalizzati, qualora ne senta l’esigenza. E’ una buona cosa documentarsi, condividere e formarsi come genitori-educatori, tenendo sempre presente che ciò che si trasmette ai propri figli è soprattutto il proprio modo di essere.

Secondo la direzione data al giovane virgulto, così crescerà l’albero”. (A. Pope)

Dr.ssa Paola Romitelli

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